Occasione mancata

imagesVenerdì un mio tweet è stato selezionato da una prestigiosa scuola di scrittura e avrei avuto la possibilità di partecipare a un’ulteriore selezione e veder pubblicato eventualmente un mio racconto.
Ci ho lavorato per tutto il giorno di sabato, ma non sono arrivata a nessun risultato soddisfacente, per cui non ho spedito.
Mi avessero chiesto un post, una riflessione, un breve articolo, ci avrei anche provato, ma racconti proprio non ne so scrivere.

Però in questo blog sono un po’ a casa mia, e a voi posso pure farli leggere i miei maldestri tentativi. Fermo restando che, se mi vergognerò troppo, questo post potrebbe autodistruggersi entro 10 secondi… 9…8…7…

L’annuncio
Aveva imparato a riconoscerlo negli occhi delle persone il bisogno di storie. Era un bisogno urgente, ma non urlante. Ci si poteva anche scherzare su, ma fino a un certo punto, con pudore. Non come quando marito e figli scherzavano sul suo bisogno di scarpe nuove, per dire. Lei poteva anche sorridere dell’enfasi con cui la ragazza arrivata oltre l’orario di chiusura la implorava di non lasciarla senza libri, poteva anche fare una battutina, ma riconosceva e rispettava la sostanziale verità del bisogno.
Ci aveva riflettuto a lungo ed era arrivata alla conclusione che quello di storie fosse un bisogno vitale, che le storie fossero davvero qualcosa di cui non si può fare a meno. E il fatto che non urlasse nello sguardo di chi veniva a prendere i libri era forse solo perché veniva continuamente appagato
Ecco perché quando sollevò lo sguardo sulla donna appena entrata, capì che non era lì per chiedere un libro in prestito o fare una ricerca su internet. E la cosa più triste era che negli ultimi tempi vedeva sempre più spesso quello sguardo nelle persone che arrivavano in biblioteca. Era qualcosa di difficile da definire. C’era sicuramente della paura tra le altre cose. Non la paura di chi teme un pericolo immediato, piuttosto quella di trovarsi nel posto sbagliato, di sentirsi rispondere con un rifiuto, di chiedere troppo. E c’era sicuramente un bisogno urlante che poteva distinguere con limpida chiarezza una volta che con una parola gentile e uno sguardo di accoglienza riusciva a far retrocedere la paura.
Era molto spesso il bisogno di un lavoro. La richiesta d’aiuto nel compilare un curriculum, scrivere un annuncio, cercare delle offerte, rispondere ad altre. Era il bisogno di un posto dove stare. Ancora annunci cercati e lasciati. Il bisogno di capire una lettera o un documento importante scritti in una lingua diversa dalla tua, il bisogno di sapere come fare ad impararla quella lingua diversa dalla tua.
La giovane donna appena entrata aveva negli occhi proprio quel tipo di bisogno urlante e alla sua offerta di aiuto rispose che doveva cercare un lavoro, ma non sapeva come fare. La rassicurò, la fece accomodare ad un computer e si sedette al suo fianco, mostrandole come scrivere un annuncio e inserirlo nei vari siti. All’improvviso si sentì chiedere timidamente se non avesse bisogno lei di qualcuno che le pulisse la casa e la tenesse in ordine, o che si occupasse dei suoi figli, se ne aveva. Sorrise rispondendo che si, ne aveva bisogno eccome, visto che non si sentiva proprio portata per le pulizie domestiche, ma al momento non poteva permetterselo e aveva già qualcuno che si occupava saltuariamente dei bambini. Anche la donna sorrise, delusa, ma comprensiva e tornò a guardare il computer. Quando ebbero finito le propose di mettere l’annuncio anche nella bacheca della biblioteca, quella annuì e lo fecero, poi la ringraziò, salutò e andò via. Lei si augurò che portasse con se almeno un po’ di speranza per quelle possibilità non ancora esplorate. Perché la speranza può nascere così, anche da una minuscola alternativa al nulla. Da un sentiero non ancora percorso, per quanto buio e impervio. Da un annuncio affidato alla rete o a una bacheca, per chi fino a quel momento aveva contato solo su un passaparola che si era sempre interrotto troppo presto.
All’uscita della donna un ragazzo che fino ad allora aveva curiosato tra gli scaffali si avvicinò e le chiese l’ultimo libro di un giallista molto in voga. Lei rispose che non era ancora arrivato e il ragazzo fece una rapida smorfia di delusione, poi scrollò le spalle e le chiese di suggerirgli qualcos’altro. Dopo pochi minuti andò via col suo libro e il suo bisogno soddisfatto.
Pensò alla donna di prima e si augurò che potesse trovare presto un lavoro e potesse occuparsi anche lei di bisogni meno urlanti. Immaginò di vederla rientrare dalla porta dalla quale era uscita poco prima e venire verso di lei con negli occhi solo il bisogno di storie.

17 pensieri su “Occasione mancata

    • Bisus ha detto:

      Macigno a questo chicco di riso? Scherzi a parte il tema era la speranza e il mio tweet si ispirava direttamente al nome di questo blog. Per quanto riguarda la scuola di scrittura… Diciamo che a me è la prima che viene in mente.

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      • Bisus ha detto:

        Mi ha frenato il fatto che non ha passato la mia di selezione:) scherzi a parte, lo dico senza falsa modestia, ci ho voluto provare perché un tweet e poi una mail della scuola holden fanno un certo effetto, ma già sapevo che non avrei potuto raggiungere un risultato soddisfacente. Non sono nemmeno una grande lettrice di racconti, io, come potrei pretendere di scriverne uno? Paradossalmente, se l’avessi spedito, se fosse stato votato e i tizi della giuria della scuola holden si fossero fumati/bevuti l’ impossibile e l’avessero scelto… Beh, mi sarei sentita in imbarazzo! Credo che sia stata proprio quella paura a frenarmi. Non so se riesco a spiegare 😦

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      • swann matassa ha detto:

        Ti sei spiegata benissimo. Oserei dire che quello che tu chiami imbarazzo è il sentimento che bisogna inevitabilmente fronteggiare tutte le “prime volte” in sei posto/a di fronte a qualcosa per cui non ti senti all’altezza. Una cosa normale e frequente, se non sei arrogante… !
        Detto ciò, se posso, ci hai messo poco pathos in quel racconto. Mi viene da pensare fossi inconsciamente già sfiduciata.

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      • Bisus ha detto:

        Grazie per la critica costruttiva… Forse hai ragione per la sfiducia… Ma in generale sfuggo un po’ il pathos… Lo sfuggo a tal punto da evitarlo anche quando magari sarebbe necessario 🙂

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    • Bisus ha detto:

      Ti confesso una cosa… a volte… non molto spesso eh, anzi, piuttosto raramente, ma capita di rileggere qualcosa che avevo scritto tempo prima e che magari avevo postato dubbiosa e di trovarlo bello, come se non l’avessi scritto io. Per questo accetto il tuo complimento senza falsa modestia. E senza falsa modestia però ribadisco anche di non saper scrivere un racconto 🙂

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