Fiumi di lacrime

“… et cum mollis aquae fertur natura repente
flumine abundanti, quam largis imbribus auget
montibus ex altis magnus decursus aquai
fragmina coniciens silvarum arbustaque tota,
nec validi possunt pontes venientis aquai
vim subitam tolerare: ita magno turbidus imbri
molibus incurrit validis cum viribus amnis,
dat sonitu magno stragem volvitque sub undis
grandia saxa, ruit qua quidquid fluctibus obstat.”
Come un fiume dalle molli onde che d’un tratto s’adira uscendo dal suo letto, ingrossato dai ricchi torrenti che dall’alto dei monti le piogge abbondanti versano a precipizio e trascinano con sè detriti di foreste e alberi interi: i più solidi ponti non possono sostenere l’urto repentino dell’acqua che avanza, tanto la corrente, turbata dalle grandi piogge, si avventa con violenza contro le basi di pietra, le fa crollare con fragore, rotola nelle sue onde blocchi enormi e rovescia tutto ciò che ostacola i suoi flutti.
Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, Libro I 281-2

E Lucrezio ancora non poteva immaginare a quali livelli di ottusità sarebbe arrivato l’uomo, fino a che punto avrebbe usato il suo ingegno per potenziare la forza della natura piuttosto che contrastarla. Piango e chiedo perdono per la mia parte di colpa.

 

16 pensieri su “Fiumi di lacrime

  1. Luca ha detto:

    ed io con te… (piango e chiedo perdono, intendo…)
    Di Lucrezio, così come di altri autori latini, penso di aver fatto delle versioni nel biennio del liceo. Menomale che l’ho studiato solo due anni, non mi è mai piaciuto il latino… Buona giornata (piovosa), Sandra! Un abbraccio

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