L’uomo tirò dalla tasca dei pantaloni un coltellino svizzero, appoggiò il pane all’altezza dello sterno e con la lama più lunga ne tagliò due fette. Quando si abbassò per rimettere il pane nel sacchetto, una delle fette gli cadde per terra sollevando una nuvoletta di polvere. L’uomo la raccolse subito, con apprensione.
“Buttatela via, è tutta impolverata” gli consigliai, convinto che volesse mangiarla.
Lui mi lanciò uno sguardo di disapprovazione:
“Il pane non si butta così, come una pietra senza valore. Il pane è vita, ci vuole troppa fatica per farlo”.
Diede un bacio sul lato pulito della fetta e andò a posarlo sotto il fico, dove becchettavano affamati tre o quattro uccelli. Poi concluse: “il pane va rispettato”.
Ecco un libro che, aldilà della vicenda specifica, mi ha fatto rivivere molte delle atmosfere della mia adolescenza (n.d.b.)
Ciao, mi hai fatto tornare in mente quando da piccolo a tavola giocherellavo con la mollica del pane e pater mi diceva: “smettila.. il pane va rispettato.. ” 🙂
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Già… bisognerebbe essere più rigorosi su su questo con i nostri figli… parlo per me ovviamente 🙂
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🙂
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Io lo faccio sempre. Uno di quegli insegnamenti che restano.
buona serata
.martra
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Come dicevo a Niko, vorrei riuscire ad essere più rigorosa nell’insegnarlo ai miei figli. Buona serata a te, Marta
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Sono convinta che riuscirai e che i tuoi figli non impiegheranno tanto a capirlo.
Un abbraccio
.marta
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(piccolo inciso: n.d.b. mi ha fatto piegare…)
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Finalmente qualcuno apprezza:-)
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