Noi e zio Bruce

Mamma, ma perchè noi zio Bruce lo chiamiamo “zio”? Non è veramente nostro zio, vero?
– Non proprio, amore, ma una specie.
L’avevo promesso, ma ora che mi ritrovo a provare a scriverlo questo post, mi rendo conto che non è per niente facile cercare di spiegare perchè i miei due figli chiamino Bruce Springsteen “zio Bruce”. Da dove cominciare, per esempio? Da lontano, molto lontano, quando ero poco più che bambina anche io e mio fratello rientrò a casa in licenza dal militare con un ragazzo che mi regalò la cassetta di Born in the USA? Dal giorno del mio matrimonio, quando durante le firme dagli altoparlanti della chiesa si diffusero le note di  If I should fall behind (la nostra canzone, da sempre) e io mi fermai con la penna a mezz’aria? Dal 18 ottobre del 2002, quando finalmente c’ero anche io al Palamalagutti di Bologna? Da quando fratellomaggiore a nemmeno due anni ci faceva morire ballando e cantando Pay me my money down? Difficile davvero scegliere. In qualunque punto decida però di farla cominciare, di sicuro in questa storia c’è un’altra protagonista che è la sister, la zia “vera”. Eh già, perchè io magari mi sarei pure fermata a quella cassetta di Born in the USA, o forse no, ma lei non si è fermata di sicuro. Lei appena ha sentito la voce ha voluto sapere chi fosse il tizio ed è partita alla ricerca. E così casa nostra ha cominciato a riempirsi di musicassette registrate prima (me le registrò la mia professoressa di educazione tecnica delle medie, e da qui potrebbe partire un’altra storia ancora), vinili poi e CD ancora dopo. E di libri e bruttissime videoregistrazioni dei concerti. Ed è cominciato a diventare normale conoscere le canzoni a memoria e sottolineare con le parole di Bruce le occasioni importanti. E ad un certo punto, dal momento che se lui è nato per correre c’è chi è nato per corrergli dietro, per la sister sono arrivati i concerti e i reportage fotografici e negli album di famiglia era normalissimo vedere foto di Bruce tra le altre. Ogni volta gli inventavamo un ruolo a beneficio di chi sfogliava l’album e non lo conosceva (non era poi così strano, allora, da noi), ma il più gettonato era che il signore in questione fosse un amico nonchè “il padrino di Elisa”, la nostra nipotina. Ecco perchè quando sono stati i miei figli a chiedere chi fosse il signore delle foto la risposta “zio Bruce” è venuta quasi da sola. Ecco perchè per loro è rimasto “zio Bruce”, non uno zio vero, ma una specie. Una bellissima specie di zio.

P.S.
Ho cercato di essere sintetica, ma in realtà in questa storia ci sono tanti altri coprotagonisti, alcuni dei quali grazie a Bruce e per tramite della sister (o è il contrario?) sono arrivati anche nelle nostre vite. Questo post è un po’ anche per loro. 

zio bruce

32 pensieri su “Noi e zio Bruce

  1. swann matassa ha detto:

    è una bella fortuna avere bruce come zio. è uno zio che ti insegna tante cose, ma senza salire in cattedra, molto più semplicemente te le inietta dentro, e ti entrano in circolo come fossero state parte di te da sempre.
    se solo i tuoi figli non mischiassero zio bruce con l’inno della juve, crescerebbero proprio perfetti! ( qui scherzo… un po’ 😀 )

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  2. Wish aka Max ha detto:

    “e io mi fermai con la penna a mezz’aria”
    Ecco. Quasi ti vedo. Con un’espressione tra il sorpreso l’attonito l’incredulo e il gioioso. Non so cosa sia successo dopo e non voglio che tu me lo dica, immagino un abbraccio e un bacio. Pieno di sorrisi. Che bello.

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