Più dello smalto sbeccato (Di gruppi su WhatsApp e bisogno di noia)

Ecco, in questo momento mi piacerebbe dover rispondere a un questionario tipo quello di Proust, o comunque partecipare a uno di quei giochini a catena con delle domande alle quali se me le riproponessero a ripetizione a distanza di soli 5 minuti, darei ogni volta una risposta diversa. Però in questo momento vorrei proprio che qualcuno mi facesse la domanda “una cosa che detesti”, così potrei rispondere “i gruppi su WhatsApp”. Perché io li detesto proprio quei gruppi. Ancora di più da quando ci si sono messi anche i compagnetti di scuola di fratellomaggiore, che pretendono di creare gruppi usando i nostri cellulari, visto che lui non ne ha uno suo. E ne creano tantissimi! E lui che “ok, se non posso partecipare ai gruppi va bene, ma almeno spiegami perché”. E io devo provare a spiegargli che sono piena di dubbi su cosa sia giusto o sbagliato per la sua educazione, ma sono abbastanza convinta che sia ancora troppo presto per essere sempre connessi, per la mancanza di sospensione alla dimensione del gruppo. Gruppo reale a scuola, a calcio, alle feste e gruppo virtuale a casa. Che mentre il resto del mondo sembra preoccupato del fatto che i media digitali isolino, per quanto riguarda i bambini io sono abbastanza preoccupata del fatto che non consentano quel grado necessario di isolamento, quel grado minimo di noia necessaria a trovare se stessi e a inventare altre declinazioni possibili di sé. Devo provare a convincerlo che se si ha nostalgia degli amici è meglio inviar loro un messaggio uno per volta. Ecco uno dei tanti motivi per i quali risponderei che detesto i gruppi su WhatsApp a quella domanda, perché in questo momento li odio decisamente di più delle dita dei piedi che scivolano in avanti oltre il limite del sandalo o dello smalto sbeccato, per dire.

13 pensieri su “Più dello smalto sbeccato (Di gruppi su WhatsApp e bisogno di noia)

  1. stravagaria ha detto:

    Tra i problemi educativi dei genitori di oggi secondo me il rapporto con la tecnologia è uno dei più spinosi. Le ore di connessione, il tipo di utilizzo, il fatto di privilegiare comunque la relazione diretta e l’incontro fisico… Finiscono per chattare delle ore con l’amico che abita a pochi minuti ritenendolo del tutto normale e per condividere sui social notizie e stati d’animo che andrebbero tenuti privati. Buon lavoro, e buona fortuna…anche per le dita che scivolano fuori dal sandalo che è un problema a cui tutti gli anni tento di dare soluzione 🙂

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  2. agrimonia71 ha detto:

    Giusta riflessione, Estraneo ha il gruppo calcio, quello scuola, quello campeggio…
    Ormai usano meno anche fb, whatsapp é più immediato.

    Invece a proposito dei sandali, c’è una pagina fb che posta foto dei sandali con le dita fuori ahahah esilarante

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  3. ogginientedinuovo ha detto:

    Sto per parlare a vanvera perché WhatsApp non ce l’ho 🙂 ma da quanto vedo intorno a me ha mandato fuori di testa adulti maturi e adolescenti di varie tipologie; credo che in mano a bambini diventi una bomba a mano… Credo che tutti i sistemi che ci vogliono tenere connessi agli altri h24 e che ci spingono a raccontare OGNI minuto secondo di noi a tutti, siano da temere. Forse dovevo fare la premessa che io sono antica come le prugne secche 😉

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