Avete presente quelle commesse che fanno venire voglia di tornare a trovarle il giorno dopo accompagnate da Richard Gere e con una ventina di buste griffate al seguito? Ecco, io devo essere decisamente passata oltre, perché l’unica voglia che mi è venuta ieri è quella di assestare alla commessa una scarica di calci negli stinchi. Si, è vero, il vestito che stavo provando era un po’ troppo attillato in certi punti, ma senza dare l’impressione che per tenerlo addosso dovessi rinunciare a respirare e in compenso mascherava egregiamente i centimetri in eccesso nel punto vita. Ecco perché nell’insieme non mi dispiaceva e lo ammiravo nello specchio con un po’ di rammarico cercando il coraggio di concedergli una possibilità. Stavo per chiedere un parere alla commessa quando lei, con un tono che sarebbe stato giustificabile se le avessi schizzato di fango l’abito del matrimonio mentre andava in chiesa, mi anticipa con un “vuole che le porti la sua taglia?”
Ha detto proprio così, giuro, totalizzando con solo 7 parole il punteggio massimo raggiungibile pronunciando una frase sbagliata. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di tenerle una lezione improvvisata di comunicazione e marketing, elencandole una decina di modi alternativi per dire in maniera più efficace (anche più gentile, certo, ma la gentilezza per lei sarebbe potuto essere un concetto troppo astratto) quello che aveva detto. La seconda è stata “brutta stronza” (solo la seconda, giuro). Con la terza stavo scivolando molto in basso arrivando ad analizzare il complesso del manico di scopa dal quale doveva sicuramente essere affetta (di sicuro a lei i vestiti non tiravano), ma mi sono fermata in tempo. Ho accennato mezzo sorriso che si è fermato alle labbra e ho risposto “proviamo”. In realtà “la sua taglia” si è rivelata, come sospettavo, una specie di tenda nella quale avrei potuto tranquillamente trascorrere le vacanze estive insieme ad almeno uno dei miei figli. Quando sono uscita dal camerino di prova la tizia era al telefono, il che mi ha offerto un’ottima giustificazione per non averle detto le cose che comunque non le avrei detto e per non averle dato i calci negli stinchi che desideravo darle. Ovviamente quando sono uscita ho tracciato mentalmente un’enorme x sul negozio e mi sono presa la soddisfazione di pensare che di quel passo la signorina non avrebbe fatto molta strada. Prima o poi certi errori si pagano. Big mistake. Huge. Pretty Woman la lala lala…
Grande Donna! (Tu, ovviamente… 😉 ) Buon pomeriggio, dolce Sandra! 🙂
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A te, Luca! 🙂
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Farò l’avvocato d’ufficio della lavoratrice. Di solito ci lamentiamo perchè sembra che i commessi male istruiti sembrano avere come unico obiettivo venderti qualunque cosa. La commessa in oggetto, sicuramente avrà sbagliato in garbo e sarà stata rozza nell’esprimerti quello che pensava, però potresti ammirarla per la sincerità. Non paga la sincerità ? Con simpatia 🙂
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No che non paga, specie se è una sincerità incompetente, oltre che rozza. L’abito che ha voluto farmi provare era almeno di due taglie più grande della mia! 🙂
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Mi appello alla clemenza della corte …
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io difendo rodixidor (aiuto! 😀 )
l’errore potrebbe essere forse nella fase due, al punto due-taglie-in-più, piuttosto che al punto precedente (la domanda). il fatto che ti abbia portato due taglie in più, quindi con palese sproporzione, potrebbe essere utilizzata come attenuante, dimostrando la suddetta totale incompetenza nell’assegnazione delle misure.
attendo gli strali… 😉
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Nessuno strale, li ho esauriti simbolicamente con lei 🙂 L’errore sta anche nel fatto che lei abbia detto “le porto la sua taglia” come se io stessi cercando in ogni modo di entrare in una taglia più piccola (di solito faccio il contrario!) Il fatto è che quella era la mia taglia! Magari non il mio modello, ma sicuramente la mia taglia. Ed era chiarissimo guardando, per esempio le spalle. Avrebbe comunque potuto suggerire, come fanno le sue colleghe più competenti “vuole provare anche la taglia più grande, per vedere come le sta?” Non insistere adp: è indifendibile! 🙂
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Io ho bannato alcuni negozi solo a causa di commesse incapaci per difetto o per eccesso. In particolare una volta stavo cercando di capire se acquistare o no una borsa e sono arrivate in tre a commentare e a dirmi quanto mi stava bene e che l’avrei dovuta comprare assolutamente…com’è finita? Mi sono dileguata alla chetichella e ho comprato tutt’altro. Coi vestiti è persino peggio!
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Questa di sicuro la banno anche io!Tu pensa se avesse avuto lo stesso atteggiamento con un’adolescente insicura!
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Solo una volta mi è capitata una commessa incapace, completamente fuori da ogni logica…
Negozio di scarpe.
Provo diversi modelli. Il mio numero non andava bene..evidentemente il modello non calzava a dovere. E si sa la scarpa deve stare comoda.
Quindi ad ogni cambio di modello (tre o quattro..)chiedevo il mezzo numero in più o in meno.
Non sono rimasta un pomeriggio eh…avrò impiegato venti/mezz’ora..
Alla fine mi ha detto che erano i miei piedi ad essere strani…diversi
Nel tuo caso dai…ha cercato di venirti incontro a suo modo. Forse ha visto in te un’espressione dubbiosa …e ha sbagliato (é evidente ..) a portare due tGlie in più anziché una.
A mio parere se il vestito ti fosse piaciuto in modo particolare le avresti chiesto di portare una taglia in più non due…
Ciao
.marta
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E’ l’arroganza e l’acidità con le quali mi ha proposto di portarmi “la SUA taglia”, come se io mi stessi ostinando a provare una taglia più piccola il problema. Mi avesse detto come fanno normalmente le sue colleghe “vuole provare una taglia in più?” non mi avrebbe dato così fastidio 🙂
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Ah…ecco
mi era sfuggita “l’acidità”
e non è poco 😦
si, meglio girare alla larga.
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Almeno avesse avuto l’ironia di dirti “vuole rimanere in apnea ancora a lungo o cerchiamo qualcosa di più morbido?” ….
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Ma quanto l’avrei apprezzata in quel caso! Al limite avrei risposto che faceva parte del mio programma di allenamento per il record 😀
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