Gigirriva anch’io

 

L’avrei proprio voluto scrivere anche io due giorni fa un post per fare gli auguri a Gigirriva. Ogni sardo, d’altra parte, ha un suo Gigirriva personale da raccontare. Io avei potuto scrivere di essere cresciuta con la sua foto appesa in camera dalla sisterona. Dopo di lui quell’onore è toccato solo a zio Bruce. Aveva anche tappezzato con i suoi gol un vecchio fustino di detersivo, di quelli cilindrici, e collezionava i Guerin Sportivo con gli articoli di Gianni Brera su Rombo di Tuono, anche se era femmina. E’ così che quel nome è diventato familiare come quello degli eroi dell’infanzia e dei parenti stretti.
Ma potrei anche scrivere del fratellone che giocava a calcio con la maglia numero 11, che aveva fiuto per il gol, a volte un caratteraccio ma anche una dirittura morale (li ha ancora entrambi, grazie a Dio) che glielo facevano perdonare. Si, ecco, avrei potuto raccontarvi del fratellone cresciuto nel mito di Rombo di Tuono che l’amico chiamava Riva e che ha avuto il suo primo figlio il giorno in cui il Campione compiva 50 anni e contrariamente alle aspettative di tutti non l’ha chiamato Luigi. Ché per lui era già perfetto così e non aveva bisogno di manifestazioni esteriori.
E potrei scrivere di tutte le volte in cui chiedevamo a Matteo che arrivava da Cagliari che lavoro facesse il papà del suo compagnetto, solo perché ci faceva morire dal ridere la risposta “il bensinaio”.
E infine avrei scritto dell’emozione che mi prende tutte le volte che lo incontro per strada. Emozione che spero di provare tante e tante volte ancora.

 

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