Approssimare

Quei dieci secondi di perfezionismo fatale, tipo quando per aggiustare un po’ di sale (ma andava già bene!) azioni il Bimby dimenticando di inserire l’antiorario e ti ritrovi con un purè di coniglio ossicini compresi. O per tagliare ancora un millimetro ti ritrovi con un orlo troppo corto (ma andava già bene!). O decidi di togliere lo smalto da un’unghia per una bollicina invisibile ad occhio nudo che non sia il tuo (non che sia precisamente occhio di lince, ma le fissazioni danno superpoteri) e non riesci a ridarlo in maniera soddisfacente, per cui finisci per toglierlo del tutto anche se era quasi perfetto. O vedi un ciondolino messo al contrario nel bracciale e non resisti e devi cambiarlo proprio in quel momento, anche se sai che è rischioso, che è meglio aspettare di essere a casa, non in spiaggia, no, lo sai che non si fanno in spiaggia certe operazioni, lo sai che puoi perdere il gancetto, o il ciondolo stesso, lo sai che è un attimo sulla sabbia. Lo sai per esperienza, tra l’altro. Ma lo fai lo stesso e dici addio per sempre ala coccinella (ma non si vedeva nemmeno che era al contrario!). Ecco, esperienze come queste, che non sono certo le peggiori, dovrebbero averti insegnato che è meglio approssimare un po’ a volte. Dovrebbero proprio averlo fatto. Dovrebbero.

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