Io aspetto

aspetto
“A chi lo regali questo?” Chiede la libraia poggiando sopra la pila di libri incartati Io aspetto di Davide Calì e Serge Bloch. Sa che anche se siamo in una libreria per ragazzi e gli altri libri scelti sono tutti per bambini, quello non andrà a un bambino.
“Sai che ancora non lo so?” Rispondo. “Io ce l’ho già, ma ho pensato che dovevo averne anche una copia già pronta da regalare”. Capisce benissimo e sorride, scambiamo ancora qualche parola su questo libro “rubinetto” (si piange eh, si piange parecchio) caro ad entrambe, pago ed esco.

E fuori penso.
Alle mie attese e al filo rosso che le lega.
Alle persone care che aspettano.
Ai semplici conoscenti che mi hanno raccontato le loro attese solo perché ero lì nel momento in cui cui non potevano più tenersele dentro.
L’attesa di un risultato, di una risposta, di un arrivo, di una partenza.
Attese felici e attese tristi.

L’attesa che venga Natale e l’attesa che passi il più in fretta possibile.

E l’attesa di questo bellissimo libro incartato che non sa ancora da chi e quando verrà scartato.

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