Qualche tempo fa in una discussione su facebook, tentavo con altri illustri sociologi e critici letterari di dare un’interpretazione del successo dei giallisti venuti dal freddo. “Se è vero che il giallo come genere descrive meglio le civiltà in crisi, perchè questa grande ondata di giallisti di provenienza nordica, dove la crisi dovrebbe sentirsi molto meno?” Ci si chiedeva. Si tentavano poi varie risposte che giravano intorno al fatto che pur non essendo toccati dalla crisi economica, i cittadini del Nord Europa facevano sicuramente i conti con malessere e depressione dovuti anche alle condizioni climatiche e che spesso quel malessere emergeva proprio nell’analisi psicologica dei protagonisti dei libri. Io peraltro davo il mio eccelso contributo a tale discussione (in verità le ho dato proprio il via) e azzardavo le mie sottilissime analisi senza aver mai letto uno dei gialli in questione. In un momento di rara consapevolezza che fece seguito a quella discussione decisi però che dovevo colmare tale lacuna e chiesi alla mia collega esperta nonchè appassionata del genere, di scegliere per me uno dei più “tranquilli”. Scelse Un caso archiviato di Arnaldur Indridason, per la serie la tranquillità è un concetto relativo. Mi ha gelato il cuore quel libro! Non ci ho dormito per qualche notte e ancora se ci penso mi turba il sonno. Decisi così che con i giallisti non sarei andata più a nord della Sicilia, che avrei evitato tutti gli autori nordici e nel dubbio tutti quelli il cui nome finiva con “son”. Poi mi è capitato tra le mani Piccoli limoni gialli di Kajsa Ingemarsson ed è stata una dura lotta: titolo e copertina mi attraevano terribilmente, nome e provenienza dell’autrice mi respingevano. Alla fine la mia solita sbirciatina alle ultime pagine (degli abstract in quarta di copertina ormai non mi fido) mi ha convinta a cedere e non mi sono pentita. Dopo Piccoli limoni gialli, ho letto anche E’ la vita, Stella! e l’ultimo La vita in via dei Mirtilli e devo dire che la Ingemarsson mi piace assai. Il ritmo è forse un po’ lento e all’inizio magari le storie stentano un po’ a “decollare”, ma lo stile scorrevole e i protagonisti interessanti e mai scontati hanno sempre finito col coinvolgermi. E perfino col rilassarmi e darmi calore. E questo, per un’autrice venuta dal freddo, è davvero un grande successo.
Preso nota, sbircerò in libreria…
Detesto anch’io da tempo le quarte di copertina, talmente untuose ed esagerate, alcune, che ho fatto gli anticorpi e mi fanno posare il libro…
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A volte mi chiedo se chi le scrive abbia letto il libro…
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Chissà, forse mezza pagina qua e là… Per loro è un mestiere, l’obiettivo è fare colpo, scioccare, abbagliare. Ciò che più mi spiace è che, evidentemente, funziona.
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Segno i titoli… mi hai incuriosito!
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La Ingemarsson è sicuramente una lettura gradevole, non una di quelle che ti fanno fare l’alba magari, ma di quelle che alla fine lasciano una bella sensazione 🙂
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Di autori scandinavi, o giù di lì ho letto solo “L’unico figlio”, che poi (a libro terminato) ho scoperto essere il secondo – forse – volume di una trilogia. Ma se ti dovessi dire che mi è piaciuto da morire [giusto perché siamo in tema di gialli…], sarei uno spudorato mentitore! Non so se doveva dipendere dal fatto che era solo uno dei volumi della trilogia, quindi la vicenda era già iniziata, però… non so, forse è stata l’atmosfera fredda di quel paese a non farmelo piacere. Eppure sembra che in quel ceppo nordeuropeo siano bravi a scrivere storie di questo genere… Mah!
Buonanotte, Sandra!
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Beh, a giudicare dal seguito che hanno, sembra che bravi lo siano davvero. Io mi fido e mi accontento della Ingemarsson 🙂
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Mi stai stuzzicando… Penso che poi un libro lo comprerò. Buon pranzo, e buon pomeriggio Sandra! 🙂
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Io adoro i giallisti scandinavi! Truci e truculenti, con una fantasia criminale notevole… Mi sono già segnata anche questo libro: sono molto curiosa. Grazie.
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Che dire, a ogni libro il suo lettore e a ogni lettore il suo libro… Magari “Un caso archiviato” che non è stato di certo il “mio” libro, potrà essere il tuo:-)
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