Dati (in)sensibili

Postepay
Lo so, potrebbe anche essere che io sia il parafulmini di Poste Italiane, che capitino tutte a me e agli altri vada sempre tutto liscio. Non è che ci creda molto, ma potrebbe essere. Di certo c’è che per me anche le operazioni più banali finiscono per diventare complicatissime. La sostituzione della postepay scaduta, per esempio, manco avessi chiesto di trasformarla in un’American Express Platinum. Sapevo che si poteva chiedere a partire dai due mesi prima della scadenza e l’ho richiesta appena è stato possibile. Naturalmente non è mai arrivata. Al numero verde mi dicono che ormai non ho speranze e devo acquistarne un’altra, per cui rinuncio a qualche ora della mia settimana di vacanza per fare due lunghe file in due diversi uffici postali, che naturalmente avevano finito le carte. Quasi decisa a lasciar perdere, alla fine scelgo di dar loro un’altra possibilità e provo in un terzo. Ce l’avevano eh, ce l’avevano, ma non è che me l’abbiano proprio lanciata addosso. Allo sportello c’era un ragazzo giovanissimo che credo avrebbe reagito meglio se gli avessi intimato di alzare le mani e darmi i soldi della cassa. Mi ha chiesto i documenti e ha cominciato ad armeggiare tra scartoffie e computer borbottando un discorso tutto suo nel quale ogni tanto emergeva la parola “complicatissimo” in tutte le varie declinazioni. Io aspetto paziente e comprensiva verso la sua palese inesperienza fino a quando mi chiede “Perché le serve la postepay?”. Giuro, proprio così. Mi aggrappo agli ultimi brandelli di pazienza pensando “suvvia, ragazzo, so bene che è il programma ti sta chiedendo di farmi quella domanda idiota, ma so anche che avrai lì delle opzioni da scegliere. Se me le dici scegliamo la meno peggio e tu mi dai finalmente questa benedetta carta”. Ma lui non aveva intenzione di elencarmi nessuna opzione, mi guardava serissimo e insisteva che se non gli avessi detto per cosa avevo intenzione di utilizzare la carta, non poteva andare avanti. Il mio senso del ridicolo a quel punto è arrivato a riempire gli spazi lasciati liberi dalla pazienza e la voglia di mettermi a ridere cominciava a diventare irrefrenabile. Sta a vedere che quando ho acconsentito al trattamento dei dati avrei dovuto leggere meglio, ché magari l’ho autorizzato anche a ficcare il naso nella mia vita privata… “Che ne dice dello shopping? Può andare? Se vuole posso anche dirle cosa ho intenzione di comprare… dei sex toys, per esempio, ha qualche consiglio?”. No, non è vero, ovviamente quest’ultima cosa non l’ho detta, ma mi sarebbe davvero piaciuto avere il coraggio di farlo: magari vedere la sua faccia mi avrebbe ripagato in parte per il tempo perso.

10 pensieri su “Dati (in)sensibili

  1. stravagaria ha detto:

    Una risposta fuori dal seminato non ha prezzo quasi come la postepay, sì sì lo so che nella pubblicità sarebbe MasterCard ma avevo la citazione sulla punta della lingua. Comunque meglio paypal, facilissimo e più sicuro.

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