Che poi prima o poi è inevitabile ci cadiamo un po’ tutti nel bisogno di utilizzare le persone con disabilità, specie se gravi, come motivatori per i cosiddetti normodotati. “Inspiration porn” credo la chiamino, pornografia motivazionale. Nemmeno Stephen Hawking ci è sfuggito. E va bene che non è così semplice celebrarlo e ricordarlo per le sue scoperte, io per esempio non è abbia capito benissimo cosa ha scoperto, ma da qui a trasformarlo in un quadretto motivazionale con la citazione delle stelle e dei piedi ce ne corre. Magari sarebbe meglio comparissero i buchi neri ogni tanto in quei quadretti. Ma, ripeto, non sto attribuendo colpe, lo facciamo tutti. Ieri mi chiedevo quanto lo faccio io. Tanto, sicuramente troppo. Però volevo dire una cosa a una delle mie motivatrici preferite, volevo dirle che io ci penso ogni tanto a quanto sono fortunata che quella cosa dal nome impronunciabile (per gli amici MPS) non sia venuta a me. E ci penso a quanto sia eccezionale la sua forza di carattere e quanto vorrei averne almeno una piccolissima frazione. Ma a pensarci bene, una delle cose che più mi ispirano di lei credo che l’avrebbe avuta anche se potesse camminare da sola, o fare triathlon, per dire. Quell’assoluto tempismo approssimato al milionesimo di secondo nel dare la risposta pungente, quella che a me, se sono in fase di grazia, si presenta la notte successiva mentre ci rimugino e non riesco a dormire. Quel tempismo e quell’acume con i quali tanto tempo fa stese il tipo che mi chiedeva (in risposta al mio invito a domandare direttamente a lei cosa avesse) “ah, perché parla?” con un secco, glorioso, inarrivabile “No, di solito abbaio”.
Ecco, il momento di massima ispirazione per me lo ha raggiunto tempo fa, in un negozio del centro, con la pistola fumante in mano. E questo non ha niente a che vedere con la sua disabilità se non nella misura in cui quella fa da calamita per gli stolti.