Io parlo positivo

Pare che aiuti focalizzarsi su un pensiero positivo (mi sono rifiutata di cercare un sinonimo, non posso dargliela vinta). Da bambina era facile, ne avevo uno fisso di pensiero felice che mi aiutava a superare paure e periodi difficili. Erano tempi duri per le teste di noi bambini gli anni ’70 in paese, i capelli profumati alla mela verde e i tagli un po’ elaborati sarebbe arrivato solo più tardi, con gli anni ’80 e l’adolescenza. Durante le scuole elementari ci dovevamo accontentare spesso dell’odore dell’aceto e dei capelli tagliati alla maschietta, che erano più facili da tenere liberi da ospiti indesiderati. E allora ecco che la sera, a letto, mentre aspettavo di addormentarmi, sognavo il momento in cui i miei capelli si sarebbero allungati e non avrei dovuto portarli più con quell’orribile taglio. E anche se il sogno ogni volta veniva falciato via dallo sfilzino insieme alle ciocche che si allungavano, quello continuava ad essere il mio pensiero positivo.
Ora è un po’ più complicato ché anche progetti e desideri si portano dietro carichi d’ansia più pesanti di quelli delle navi che portavano il legname alla cartiera (quando mi parte la retrospettiva sull’infanzia non mi ferma nessuno) e d’altra parte ho fatto da tempo pace con i capelli corti. E allora bando ai pensieri, di qualunque grado siano, e spazio alle parole, quelle dette, ascoltate, riferite, ricordate, quelle lette e quelle scritte. Spazio alle parole purché siano belle e gentili, purché leniscano e non esasperino. Purché compatiscano e non neghino. Largo alle parole che mantengono in vita, curano e coccolano i legami. Credo che farò così, proverò a focalizzarmi su una parola positiva e poi a dirla, scriverla, regalarla. Cominciamo con “giugno”, ve la regalo, è per voi.

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