Ieri mio figlio maggiore è rientrato a casa dopo due giorni trascorsi in paese dalla nonna e dagli zii con il suo bottino delle anime (una busta colma di caramelle, cioccolatini e delizie varie) e mi ha rccontato tutto entusiasta di essere andato per le case a chiedere “no si onada a is animasa”con i suoi amici. Mi ha fatto sorridere immaginarlo, lui di solito abbastanza timido, bussare alle case di sconosciuti che solo a lui chiedevano “e tui fixiu de cini sese?” (gli altri bambini erano tutti del paese) e immaginarlo spiegare di essere mio figlio mentre porgeva il suo sacchetto.
E’ tutto entusiasta Niccolò di aver fatto una cosa “antica”, non “dolcetto o scherzetto”, ma una cosa “che facevate voi quando eravate piccoli!”. Già… Il fatto è che io non l’ho mai fatto! Qualche anno fa, mentre i miei nipotini si preparavano ad uscire per le anime e al padre che protestava un po’ risposero “lo facevate anche voi, no?”, io e mio fratello ci siamo guardati inorriditi rispondendo “Noooo!!!” E io sono scoppiata a ridere, perchè se per me che da bambina ero stata abbastanza sfacciata, era anche ipotizzabile, immaginare il mio timidissimo fratellone andare per le case a chiedere qualsiasi cosa era davvero ridicolo.
No, non lo facevamo figlio mio. Lo facevano i nonni. Quasi tutti avevano pochissimo allora e non ci si vergognava di chiedere, un po’ per gioco e un po’ no. Anche noi avevamo davvero poco (soprattutto rispetto a voi), ma forse avevamo incominciato a scoprire il pudore del desiderio che non si deve svelare. Chi lo sa?
Certo che quel pudore voi non vi riguarda più e in realtà non le desiderate nemmeno (per fortuna, forse) le cose che chiedete. Adesso è davvero solo un gioco, in fondo non molto diverso da “dolcetto o scherzetto?” Ma forse ancora più divertente perchè travestito da qualcosa di più antico, almeno da queste parti. Questa volta gli americani li freghiamo noi.