Quando ci hanno comunicato che fratellomaggiore avrebbe potuto realizzare il sogno di accompagnare i calciatori nell’ingresso in campo durante una partita di serie A, per un attimo ci sono riuscita a pensare solo alla sua gioia. L’ho proprio sentita quella gioia, per un istante. Poi sono sopraggiunte le ansie dei ma e dei se. Ma dobbiamo lasciarlo solo negli spogliatoi con estranei, ma non conosce nemmeno gli altri bambini, ma di sicuro poi alla fine lui non regge a stare solo tra sconosciuti e noi non possiamo entrare a riprenderlo. I se ve li risparmio, anche se con quelli riesco proprio a dare il meglio di me. Sono proprio una virtuosa dei se catastrofici, io. Datemi una situazione di partenza tendenzialmente tranquilla e vedrete se non riesco ad ipotizzare almeno un paio di sciagure. Però la maggior parte delle volte almeno i se ci riesco a controllarli, con i ma invece non c’è storia: rompono gli argini e vengono fuori. E cosi ci ho provato a rovinargli tutto. A dirgli, “ma sei sicuro di voler andare anche se non conosci nessuno?” E ho fatto pure di peggio e peggio del peggio aggiungendo che secondo me non ci sarebbe riuscito. E appena l’ho detto mi sarei strappata la lingua per darla in pasto ai pescecani (sempre che ne avessi trovato qualcuno nelle vicinanze), perché l’ho capito subito di aver fatto una fesseria. Prima ancora che lui scoppiasse a piangere e rispondesse tra le lacrime ai miei goffi tentativi di rassicurarlo che si, sarebbe andato “ok, ma si capisce che tu non vuoi’.
E io mi sono vista dal di fuori, come descritta in un bel libro per ragazzi, uno alla Jerry Spinelli per dire. Mi sono vista come la madre del protagonista, mamma carissima, per carità, ma di quelle che se soffiano sul fuoco dell’entusiasmo non è certo per ravvivare la fiamma. E non è che mi sia piaciuta tantissimo, a dirla tutta.
Ma il giorno della partita è arrivato senza che la sua sicurezza vacillasse per un solo istante e io nel frattempo sono riuscita a tenere buoni anche i ma, cercando anzi di condividere la sua gioia. Immaginandolo però sempre un po’ timido e spaurito tra tutta quella gente. Ieri però mio marito si è imbattuto in una foto dell’ingresso in campo dei giocatori e uno di loro tiene per mano il mio bambino. Lui si guarda intorno, con un sorriso radioso, emozionato ma assolutamente sicuro di se. “Mamma guardami, sono qui dove volevo essere. E’ un sogno e tu pensavi che me lo sarei fatto rovinare da delle stupide paure?” sembra dirmi. Io penso che in realtà questo, che i sogni si devono seguire, avrei dovuto e voluto insegnarlo io a lui, ma per ora imparo la lezione. Fischio dell’arbitro, uno a zero, palla al centro.
è una cosa bellissima che lui ricorderà sempre.
Estraneo con la sua squadra quando era nei pulcini e poi negli allievi è andato due volte a s.siro a vedere delle partite dell’inter e credimi i miei se e ma erano quasi come i tuoi…che io me li vedevo già invasi dalla tifoseria avversaria affumicati dai lacrimogeni.
che vuoi farci a noi mamme ci disegnano così 🙂
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Già, non è colpa nostra 🙂
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Che bello…! Insisto col dire che sei una mamma stupenda, e che i tuoi figli sono fortunati ad avere una mamma così! ❤ Buon pomeriggio Sandra, un abbraccio forte! 🙂
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Grazie caro Luca. Un abbraccio!
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Dolce giorno Sandra! ❤
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mamma mia, quanto ci insegnano questi “rospetti”…
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E a volte siamo pure duri ad imparare eh…
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Che bella condivisione questo post! Lui insegna a te e tu passi a noi. Grazie!!
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Grazie a te… è bello condividere…
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Che bello…lo ricorderá per un bel pezzo! …e anche tu…😊
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Si, credo anche io 🙂
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Non ce la faccio, lo sai che ti voglio bene, MA sei stata un imbecille. E SE lui fosse stato meno figlio di babbo? e SE fossi riuscita scoraggiarlo? e SE alla fine non ci fosse voluto andare?
Non è che perché alla fine tutto è andato bene grazie al buon senso e alla maturità suoi tu puoi venire qui a raccontarci con leggerezza questa storia (che conoscevo già, ma avevo la febbre a 40 che mi impediva di entrare nel telefono e “uscirti in faccia” urlando).
Hai confessato, ma questo serve come attenuante non certo a cancellare il reato!
Devi comprargli l’oggetto più costoso che ti ha chiesto o che non ha ancora osato chiederti (che non sia un cellulare). Le spese processuali ammontano a 10.000€, mando un incaricato domattina alle 4.
SHAME ON YOU
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Non è arrivato poi. Alle 4 ero sveglia ma non è arrivato. Vorrà dire che sei diventato più indulgente verso le debolezze genitoriali? Shame On Me, comunque 😉
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abbiamo preso accordi in banca, siete i felici cointestari del nostro mutuo … senza complicazioni riguardo la proprietà dell’immbobile, quello rimane della banca
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Ma le mamme che mamme sarebbero se non avessero tutti i loro SE e i loro MA? Hai fatto esattamente il tuo lavoro, e l’hai fatto nel migliore dei modi! 🙂
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Grazie, non lo so… ma ci provo… anche se a volte un po’ in ritardo 🙂
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