E dunque avete il coraggio di definire l’infanzia “età spensierata”, solo perché quegli esserini in ambiente ostile (cit. Bruno Tognolini) non hanno preoccupazioni di tipo organizzativo o non hanno una famiglia da sfamare? Ma la volete passare una mezz’oretta con fratellominore, magari proprio nei momenti in cui quella esse privativa si dilegua con un sorriso di scherno e la spensieratezza diventa “pensieratezza” spinta? Avete voglia di essere messi spalle al muro con discorsi che sconfinano pericolosamente in concetti come il libero arbitrio? Oppure di affrontare le sue domande sul trascorrere del tempo e infilarvi in quel vicolo cieco (e non pensate di riuscire ad evitarlo) che porta alla “grande domanda”? Perché lui lo sa eh, che vivere per sempre senza crescere ed invecchiare sarebbe brutto. Epperò (pensa tu) ha paura di morire, perché se muore poi non può fare più niente e non può pensare e lui ha paura di non pensare. E magari ditegli che lui deve essere spensierato perché è un bambino e state ad ascoltare la risposta. (S)pensieratamente.
Chredo che la definizione di spensierata età venga dalla nostalgia degli adulti. I bimbi di pensieri ne hanno moltissimi e l’errore è nostro nel ritenerli “cosa da niente”. Sono enormi.
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Le lenti della nostalgia deformano molte cose
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La “condanna” di un cervello per l’appunto pensante colpisce sin da piccoli…
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Senza appello!
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Pare peroprio che sia tutta una questione di punti di vista 😉
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Mi sa di si 🙂
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