Nei panni degli altri

empathy
Se avesse saputo con quanta cura scelgo le calze, avrebbe capito subito di avere pochissime possibilità e magari mi avrebbe lasciata perdere. Ma non poteva saperlo e gli è andata bene, perché poi le ho pure comprate quelle calze destinate probabilmente a restare per sempre nell’ultimo cassetto, ancora strette nel loro nastro stampato con caratteri illeggibili. Che certi giorni sono così, non ce la fai proprio a dire di no. O a spiegare a un ragazzone con lo sguardo gentile e le scarpe rotte, che i tuoi piedini da cenerentola sono troppo delicati per la fattura delle sue calze. E non ce la fai nemmeno a prendere quelle benedette calze e scappare via, senza trasformare un misero scambio commerciale in un minimo di contatto umano. Ed è così che io e il ragazzo senegalese che vende le calze davanti al mercato di San Benedetto ci siamo trovati ad avere questa conversazione.

Io: -Da dove vieni?- (lo so, lo so, mi vengono naturali questi attacchi così originali, fulminanti, quasi…)
Lui: -Senegal… è molto dura … poco lavoro…-
Io: -Eh, lo so, mi dispiace molto. Purtroppo anche qui la vita non è molto facile. Io sono fortunata perché un lavoro ce l’ho e mi piace pure, però devo stare molto attenta alle mie spese, perché, vedi, non ricevo lo stipendio da dicembre scorso. Sono 4 mesi…-
Lui: -Noooo… perchè? Mi dispiaceeeee!!! Ma non è giusto! Perché se tu lavori non vieni pagata???-
Io: -E’ difficile da spiegare… quei soldi che servono per pagarci devono fare un po’ di passaggi… e prima però delle persone devono prendere delle decisioni… e mettersi d’accordo…-
Lui: -No, no, non capisco. Non è giusto! Tu lavori, ti devono pagare. Perché? Mi dispiace tanto…-
Io: -Dai magari fra un po’ i soldi arrivano…-
Lui: -Mi dispiace…. Non è giusto…-
E siamo andati così per un po’ lui ad esprimermi il suo dispiacere e io a cercare di tranquillizzarlo e di convincerlo che prima o poi avrei avuto i miei stipendi e che no, non era necessario che mi ridesse i soldi delle calze.

E alla fine ci ho guadagnato io nell’incontro. Ché uno che accolga le tue lamentele senza rilanciartele indietro con i vari “sapessi io, non dirlo a me”, non è mica facile da trovare in questi tempi e a queste latitudini. Uno che davanti al disagio degli altri dica semplicemente “non è giusto, mi dispiace”, anche se lui ha le scarpe rotte e l’altra può concedersi di fare la schizzinosa con le calze e indossa un paio di Stan Smith nuove di zecca.

 

 

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