Guardare più o meno tranquillamente (facciamo meno… moltissimo meno) immagini o video di rettili. Ho perfino permesso che qualche serpente finto entrasse in casa. Per quelli veri ho imposto la scelta che un adulto, e meno che mai un genitore, non dovrebbe mai porre: “o loro, o io”. Per il momento sta funzionando.
Cucinare del cervello. Anzi, ancora peggio, maneggiarlo e pulirlo prima di cucinarlo.
Ogni volta che mi preparo all’odiato compito le cellule della mia mucosa gastrica organizzano sit-in di protesta, e fin qui va anche bene. Il peggio arriva quando la contestazione si anima con cori e saltelli. Lo sogno di notte il cervello, ogni volta che lo cucino. E non sono bei sogni.
Salire su quel mostro della foto e su parenti stretti ad alto tasso di sballottamento. Ora, a dire il vero, non è che mi sia offerta proprio volontaria, ma i ragazzini da soli non possono salire e il babbo ha un rapporto a diro poco conflittuale con le altezze. L’unica cosa positiva e che le cellule di cui sopra sono rimaste tramortite alla prima discesa.
Trascorrere intere giornate a bordocampo. L’ho fatto, giuro, anche più volte. Domenica scorsa, per esempio, i figli sono stati in campo dalle 10.00 alle 18.00 con una brevissima pausa. E io ovviamente sono stata a bordocampo e ho pure urlato a quarciagola i cori cui sono più affezionata. “Mettiti la felpa quando stai fermo” è il mio pezzo forte.
Utilizzare le figurine doppie dell’album Panini per chiudere i pacchi e i sacchetti della dispensa. Di questo a dire il vero vado abbastanza fiera e potrei vantarmi dicendo che essere madri aguzza la creatività. Il fatto è che di solito non riesco a ricordare dove ho messo il nastro adesivo o le pinze chiudi pacchi, mentre le figurine dei calciatori me le ritrovo davvero in ogni dove. Ma proprio ogni, giuro. Onde per cui potreste anche aspettarvi evoluzioni e nuovi utilizzi.