Oggi i miei figli hanno preso il largo su un materassino. Non era il loro, non li avrei mai persi d’occhio se ne avessero avuto uno, ma hanno accettato un passaggio da un ragazzino che frequenta da anni il nostro stesso campeggio. Si sono allontanati davvero tanto e quando mi sono resa conto ormai non ero assolutamente in grado di intervenire, per cui ho fatto l’unica cosa che in queste situazioni mi riesce benissimo: ho urlato. Un uomo è partito subito a nuoto dalla spiaggia e un altro li ha raggiunti dal mare su una tavola a remi e me li hanno riportati. Ho provato in quei momenti a mantenere la calma, a dirmi che non era così pericoloso, che sanno nuotare, che nella peggiore delle ipotesi non eravamo distanti dalla capitaneria di porto e sarebbero potuti intervenire anche da lì. Ci ho provato prima e dopo, quando tutto si era ormai concluso felicemente, ma è iniziato l’avvitamento dei pensieri sul perno dei “se fosse”, di quello che sarebbe potuto succedere. E mi sono resa conto che non servivano scenari tragici a rendermi il pensiero insopportabile, non serviva il mare che all’improvviso si agita, il materassino ribaltato, uno dei ragazzi che perde la presa, no, mi bastava semplicemente immaginare loro due (tre con l’altro ragazzino) spaventati al largo in attesa che qualcuno li recuperasse. Il pensiero della paura che avrebbero provato se quelle persone (alle quali va tutta la nostra gratitudine) non fossero riuscite ad intervenire subito è già da solo soverchiante. E mentre cerco di scacciarlo il piccolo alza il braccio e mi mostra l’ascella un po’ irritata dal materassino e mi rendo conto che per lui non dev’essere stato facile restare aggrappato così a lungo e a quel punto rischio di crollare. E la mente va ad altre piccole braccia che cercano di restare aggrappate e ad acque profonde dove non è possibile aiutare e dove nessuno sente le urla delle madri. E penso a quanto sarebbe un posto migliore il mondo se fosse possibile amplificarla quella risposta di oggi sulla spiaggia, se fosse possibile diventasse la regola. Per tutti.
Attimi tremendi…ci vuole così poco, un niente a volte
L’importante che tutto si sia concluso al meglio, c’è sempre da imparare anche per loro
un abbraccio
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