Ci sono giorni in cui vorrei trovarmi in un posto così, tipo lo Speakers’ Corner di Hyde Park e non per  fare orazioni politiche o inveire contro il nostro sinistro (non è un errore) dell’interno, no, semplicemente per potermi lamentare ad alta voce, liberamente, davanti a tutti, di cose strettamente personali. Mi lamenterei per esempio del fatto che non riesco in nessun modo a sfiorare contemporaneamente i “tasti” (come si chiamano se li devi solo sfiorare?) Giri ed Extra Risciacquo per avviare il programma di pulizia della lavasciuga. Dicono sia una cosa facilissima ma niente, le mie dita pare non abbiano il dono della contemporaneità. Ecco, partirei da lì, da quella traditrice costosissima lavasciuga e andrei a ruota libera a raccontare tutte le cose che non vanno, dai piccoli inconvenienti quotidiani ai problemi più seri che mi fanno arrivare sfinita a fine giornata e mi fanno implorare per una tregua. Non darei molto spazio ad un eventuale contraddittorio e nel dubbio indosserei degli stivali pesanti per poterli lanciare addosso al primo che azzardasse un “pensa a chi sta peggio di te”. Ché lo so da me e ci penso eccome e chiedo anche scusa. Chiedo scusa a chi sta combattendo contro problemi seri, di salute o d’altro genere, a tutti quelli che aspettano con ansia un risultato medico o una risposta importante, a chi sente disperatamente la mancanza di qualcuno che non c’è più a tutte le persone stanche in cammino o paralizzate dal gelo. Chiedo scusa perché scrivo seduta sul mio comodo divano con un caldo plaid sulle gambe e una tazza di te bollente sul tavolino di fianco mentre i miei figli giocano alla play station e mio marito sta rientrando dal lavoro.
Chiedo scusa dal profondo del cuore, ma ci sono giorni così.